Bela Bartok

n. 25 Marzo 1881 Nagyszentmiklos (Transilvania) - m.26 settembre 1945 Manhattan

 

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Conobbe un'infanzia diligente e studiosa, assiduamente sorvegliato dai genitori entrambi cultori di musica. Iniziare le materne lezioni di pianoforte a cinque anni non lo guarirono dallo sconforto psicologico che un vaiolo terribile e precoce provocò sfigurando il giovanissimo viso e riempiendo probabilmente quel serbatoio di impressioni che si colma a formare l'inconscio tessuto dell'anima dell'adulto. A dieci anni si esibisce per la prima volta in pubblico suonando l'allegro dell'opera 35 di Beethoven ed una propria composizione intitolata "Il corso del Danubio" in cui si descrivono per mezzo di canti vocali le terre attraversate dal grande fiume. Rimasto orfano di padre nel 1888 si trasferisce con la madre a Bratislava dove conclude le scuole medie.

Nel 1899 si iscrive alla Accademia Nazionale di Musica a Budapest dove furono suoi maestri Istvan Thoman per il pianoforte, Hans Koessler per la composizione, da lui non gradito per la sua supina dedizione agli ideali del sinfonismo tedesco e Ferenc Szabo per l'orchestrazione, maestro che lo esonerò ben presto dall'obbligo di frequentare le lezioni in considerazione della sua precoce bravura. Già a Bratislava aveva compiuto buoni studi musicali con Lazlo Erkel, figlio di quel Ferenc Erkel che era stato il maggior operista ungherese dell'ottocento. Benchè studioso di forme classiche di musica strumentale B. andava tuttavia verso un'altra direzione. Liszt era per il momento un modello d'una sognata musica ungherese, scoprì Wagner e ne rimase affascinato, pur rimanendo Beethoven il suo profondo amore musicale. A Budapest compone la Sinfonia Kossuth in realtà un poema sinfonico destinato a celebrare la sfortunata insurrezione del 1848 contro l'impero asburgico.

Intanto la sua abilità pianistica gli apre le porte del successo. Scopre in patria l'autentico canto popolare ungherese conservato negli strati più umili della popolazione contadina, esso si presenta comunque subito diversisssimo dall'artefatta e occidentalizzata musica tzigana attraverso la sua particolare fisionomia musicale dovuta a sopravvivenze dei modi "bizantini". Si inoltra così sul difficile cammino, attraverso le esperienze più disparate della musica contemporanea, della costituzione di uno stile personale fondato sulla rimeditazione della caratteristica musicalità del popolo ungherese. Professore di pianoforte alla Accademia Nazionale di Musica, nel 1909 sposa l'allieva sedicenne Marta Ziegler.

Avviata la sua vita verso un assetto stabile trascura la sua carriera concertistica per impegnarsi a fondo in quella di compositore. Sono di quest'epoca il Primo Quartetto (1908), un nutrito gruppo di composizioni pianistiche che culminano con il celebre "Allegro barbaro" (1911) e l'opera in un atto "Il castello di Barbablù". L'aria aperta e le lunghe camminate irrobustiscono la sua gracile costituzione e il contatto con gli autoctoni gli fa superare quella sua timidezza d'intellettuale. Questo arricchimento che ne deriva è il germe di quella autenticità, di immediatezza vitale che rende unica la sua musica in mezzo all'arte musicale sua contemporanea, generalmente ripiegata su se stessa assai più che sulla vita dell'uomo. Nascono da questa esperienza numerosi pezzi pianistici su melodie contadine tra cui la raccolta "Per i bambini" e la "Sonatina" (1915). Il balletto "Il principe scolpito nel legno" è rappresentato nel 1917 all'Opera di Budapest, sotto la direzione di un italiano, Egisto Tango.Il 1916 vede la composizione della suite op.14 per pianoforte, nel 1917 è terminato il Secondo Quartetto e nel 1919 nasce l'allucinante balletto espressionistico "Il mandarino meraviglioso".

Successivamente si rinchiude in se stesso poichè non riesce a viaggiare all'estero a causa del troppo lavoro. Quasi per reazione la sua arte si accosta alle punte più avanzate del modernismo internazionale, sfiorando esperienze atonali dell'espressionismo: le due Sonate per violino e pianoforte (1921-22), il Terzo (1927) e il Quarto Quartetto (1928), quest'ultimo uno dei suoi capolavori. In un passeggero accostamento allo stile neo-classico nascono, per il proprio repertorio personale di concertista, la Sonata per pianoforte e il Primo Concerto per pianoforte ed orchestra (1926) cui un altro ne seguì nel 1931; un Terzo destinato alla seconda moglie, sarà la penultima opera lasciata dal compositore.Nel 1928, anno di composizione del Quarto Quartetto vince, alla pari con la Serenata di Casella, il premio Coolidge a Filadelfia. Dopo qualche anno di raccoglimento si susseguono i capolavori: la Cantata Profana (1930), il Quinto Quartetto (1934), la Musica per archi, percussione e celesta (1936), la Sonata per due pianoforti e percussione (1937), il Concerto per violino (1938), il Divertimento per archi (1939).

In fuga dalla guerra nel 1940 insieme ai parenti emigra in America e si stabilisce presso New York. Dà concerti e conferenze e collabora con la Columbia University. Lavora con gioia alla trascrizione e classificazione di una raccolta di melodie jugoslave posseduta dalla Harvard University. Costretto dalla sempre più cagionevole salute a diradare gli impegni di concertista riprende a comporre: sono di questi ultimi anni l'ardua Sonata per violino solo (1943), il Concerto per orchestra (1943), il Terzo concerto per pianoforte (1945) ed il concerto per viola rimasto incompiuto. Muore a Manhattan, di leucemia, il 26 settembre 1945.